IN-BETWEEN // Gli artisti e le opere

“In-Between” in mostra dal 29.10 al 05.11 presso Borgo Pio Art Gallery.

GLI ARTISTI E LE OPERE

FARALLI SURANO

Faralli | Surano sono due giovani artisti che dopo aver ottenuto il diploma di danzatori contemporanei professionisti a Milano, in DanceHaus – Accademia Susanna Beltrami, hanno intrapreso la strada della coreografia. Insieme ad un’altra loro collega Natalia Małolepsza, la performer, hanno sviluppato il loro primo studio coreografico per presentarlo durante il festival MilanOltre, in una serata dedicata a giovani coreografi e portarlo poi a Roma al concorso “In-Between” dell’Associazione Altamira. Questo giovane trio ha iniziato ad approcciarsi alla coreografia sin da subito, però ognuno di loro si sta approcciando anche all’insegnamento, al danzautorato e alla performance per poter spaziare in ciò che è la danza contemporanea.

UNFOLLOW

“Si può esistere senza appartenere?” questa è la domanda che delinea il significato del nostro studio. Recenti studi hanno dimostrato che molti adolescenti nel mondo soffrono di depressione a causa dell’utilizzo eccessivo del web che, per la sua immediatezza, inghiotte l’intero cosmo dell’autentico, creando una “società del FAKE”, che li porta ad una inconsapevolezza del mondo reale. In scena indagheremo, attraverso la relazione con il pubblico, una situazione analoga che porterà la performer ad esplorare dei gesti estrapolati dalla mente dell’individuo nel momento di autoesclusione dal mondo reale.

ARAIKÈ TRECCANI DA SILVA

Araiké Treccani Da Silva è un artista italo-brasiliano nato a Genova nel 2000. Nel 2017 ha studiato in Inghilterra e ha appreso l’uso della fotografia analogica e digitale. Nel 2018 ha vinto il concorso nazionale Fotografare la Divina Commedia. Successivamente si è diplomato al Liceo artistico N. Barabino di Genova. Dal 2019 vive e lavora a Berlino, dove per proseguire gli studi nel campo della scultura e della performance è iscritto all’accademia Kunsthochschule Berlin Weißensee. Negli ultimi cinque anni ha partecipato a diverse mostre collettive in Italia e in Germania. A Genova espone a Palazzo Ducale, al Museo S. Agostino e Spazio 21. In Liguria, insieme a Bill Viola e ad altri artisti, ha partecipato alla sesta edizione del Festival {Te}che, curato dall’associazione culturale Emsteludanza presso i Chiostri di Finalborgo. A Berlino ha partecipato a mostre in diversi spazi culturali, tra cui istituzioni come Haus Der Kulturen Der Welt, dove ha debuttato con la performance Meta-Roda in occasione della mostra The Ballet of the Masses. Nel 2021 ha inaugurato la sua prima mostra personale Traum und Tragödie a Berlino presso Kultur Volk, curata dalla storica dell’arte Gloria Aino Grzywatz.

L’INDIVIDUO E LA MASSA

Genova, 8 Marzo 2019, manifestazione contro la violenza sulle donne. Strade solitamente trafficate sono ora vuote. Un individuo precede la manifestazione. Verrà presto inghiottito dalla massa, anch’essa si fa individuo, organismo in lotta per l’uguaglianza. Quest’opera si ispira a una serie di fotografie analogiche scattate e sviluppate in bianco e nero dall’artista. Tuttavia la prevalenza monocromatica nel dipinto é solo apparente, se si guarda attentamente si notano sfumature di rosso cadmio, giallo limone e blu primario. L’opera fa parte di un progetto intitolato U-topia, a cui appartengono anche una serie di disegni, dipinti, sculture e fotografie realizzati durante la scorsa pandemia ed esposti a Berlino durante la mostra personale Traum und Tragödie.

PAOLA CENATI

Nata a Bergamo nel 2000, si è diplomata al Liceo Artistico Manzù di Bergamo nel 2018. Dal 2019 è iscritta all’ Accademia di Belle Arti di Venezia dove ha frequentato il corso di Scultura sotto la guida di Aron Demetz e Mario Airò. Nell’anno accademico 2022-2023 ha ottenuto una borsa di studio Erasmus e frequentato il corso di Hans Schabus nel dipartimento di “Scultura e spazio” all’ “Universität für die Angewandte kunst” di Vienna. Attualmente frequenta il biennio specialistico in Scultura con Giorgio Andreotta Calò. Vive e lavora a Venezia. La sua pratica indaga attraverso media diversi, la nostra esperienza del tempo. La traccia del suo passaggio, come la sua rappresentazione simbolica, si manifestano nelle opere di volta in volta attraverso l’uso di materiali precisi, forme scultoree ed oggetti dal forte potere evocativo, fino alle azioni compiute dall’ artista.  

BE YOURSELF

Partendo da una lastra di ottone sagomata, l’artista ha punzonato i vari pezzi scrivendo sopra frasi o parole che si riferiscono alla vita e alla psicologia delle persone. L’opera si intitola “be yourself” e vuole essere una riflessione della vita di ciascuno. La lastra infatti è resa parzialmente specchiata in modo che ognuno può rileggersi nelle frasi che ha di fronte. Una serie di pezzi e frammenti sembrano voler ricomporre un’unicità che assume varie sfaccettature.

GABRIELE BIONDI

La sua ricerca artistica si concentra da sempre sullo studio del medium pittorico e le sue eterne possibilità rappresentative. Il suo sguardo abbraccia narrazioni e storie alternative, indaga lo sguardo e il ruolo dello spettatore rileggendo il paesaggio e gli elementi naturali, deformando, e talvolta accogliendo, ibridazioni e forme senza nome. La libertà quasi infantile di questa trama pittorica fatta di opacità e stratificazioni croma-
tiche, cela citazioni e figure determinanti per la storia dell’artista. Il suo processo creativo si fonda sullo studio preliminare del disegno e sulla creazione di scenografie o modellini, spesso utilizzati come prototipi plasmabili mediante i quali avvicinarsi più liberamente alla costruzione
tematica del quadro. Questa apparente metodicità è presto superata da un approccio generativo frutto di un’osservazione naturale che tende all’astrazione immaginifica. I Pianeti da lui rappresentati sono ecosistemi intimi in cui testimoniare processi mentali labirintici e continue ibridazioni naturali tra la fantascienza e il surreale, spesso slegandosi da gabbie descrittive o nominabili. La forma dell’umano, se rappresentata, diventa testimone, o felicemente vittima, del dubbio di questa alterazione. Questa scenografia, cela inoltre un approccio indagatore e voyeuristico verso le innumerevoli stratifica-
zioni ed epidermidi del mondo naturale.
Gabriele Biondi si forma presso l’Accademia di Brera a Milano e termina il suo percorso universitario frequentando il corso di laurea magistrale in “Arti Visive e Moda” presso l’università IUAV di Venezia. Parallelamente ai suoi studi collabora alla realizzazione di diverse opere ed installazioni con figure internazionali,
partecipando oggi come artista a collettivi artistici, residenze, festival e mostre sul territorio.

I CENTAURI

I Centauri è l’incontro e l’unione di due esseri, la statua di due corpi come un termitaio dipinto dalle tante scorciatoie. Non è il bestiale combattimento tra due fiere, ma è piuttosto il bacio intimo e solitario tra due mondi. La pittura è fluida, gonfia le arterie di questa unione policroma finendo persino per scendere dal cielo incombendo nella trasformazione delle cose. I pini, gli abeti e i larici del paesaggio retrostante assistono restando personaggi, cornice bagnata che vorrebbe farsi quadro. Il seguente dipinto nasce in seguito ad una residenza artistica vissuta nelle zone dell’Etruria meridionale e dalla visita ad alcune sedi archeologiche nella città di Cerveteri. Riflettendo sulla complessità di una cultura tanto devota alle relazioni sociali e alla celebrazione di riti e spazi che le sancissero nella e oltre la vita, l’artista si è lasciato infondere dalla visionarietà di un mondo visivo che tranciava talvolta i limiti tra reale e immaginifi-co, tra mondo umano e mondi altri. I Centauri sono quindi nati come una celebrazione di questa esperienza, riproposta attraverso la scelta di personaggi che appartengono tanto al mondo della mitologia antica quanto alla contemporaneità piu favolistica legata a racconti infantili e a prodotti multimediali degli ultimi decenni. Sfondando quindi barriere temporali e, in nome di una trasformazione condivisa, “I Centauri” desiderano divenire l’eco di una celebrazione antica, ma tremendamente presente, dell’interconnessione che ci lega.

MARIA GRAZIA CARRIERO

Maria Grazia Carriero (Gioia del Colle, 1980), artista e docente di discipline grafiche e scenografiche, si forma in Arti visive e discipline per lo spettacolo presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Comune denominatore della sua ricerca è la virtualità, concetto filosofico e antropologico indagato attraverso l’analisi della cultura popolare, delle credenze e delle pratiche ascetiche. Protagonista di numerose mostre personali e collettive alla Galleria Blanchart e alla Galleria Maria Cilena di Milano (2009-2011), alla Fabbrica del Vapore (DOCVA) di Milano (2011), alla Fondazione Merz di Torino (2011), alla Galleria Pall Mall di Londra (2012), al Rathaus di Stoccarda, ai Kantieri Koreja di Lecce (2012), alla Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare(2013), al Museo MARTA di Taranto (2016) e  al Museo dell’Opera di Santa Chiara di Napoli (2022). Selezionata per partecipare al Premio Zingarelli Rocca delle Macìe (2012), alla Biennale Mediterranea 17 (2015), ad Adrion Art promosso dall’Agenzia per il Patrimonio Culturale Euromediterraneo di Lecce per rappresentare la ricerca artistica pugliese (2013). Vincitrice della Residenza artistica L’Arte contemporanea nei luoghi del quotidiano (2014) del Premio Progetto Air Land 3.0 INSIDE LAND, Ex Officine Ferroviarie di Barge, la foto dell’opera entra a far parte della collezione d’arte del Museo di Barge (CN)(2020). Selezionata per la piattaforma Futuro Arcaico, per la I ed. del Mellone Art Prize, indetto dall’omonima Fondazione, per la Biennale della Fotografia Femminile di Mantova circuito Off con il progetto Liminal e dell’ Exhibart Prize 2022. Con la casa editrice Progedit – collana Antropologia e Mediterraneo diretta dal prof. Eugenio Imbriani – ha pubblicato Arte e ricerca etnografica. Il laùru: i luoghi, gli incontri, le testimonianze (2018) e insieme a Nicola Zito Maquerade. L’universo dietro la Maschera.  Percorsi tra Arte e Antropologia (2021). Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private.

LA DANZA DELL’INVISIBILE

Nel labirinto intricato della vita urbana, la città si rivela come un palcoscenico dinamico in cui le persone si incrociano e si influenzano reciprocamente. Questa rete invisibile di connessioni è il cuore pulsante che rende possibile la complessa danza della coesistenza. Nel tessuto delle nostre esperienze quotidiane e nelle consuetudini delle metropoli, le interazioni tra individui diventano il luogo in cui la vita trova il suo spazio. Qui, le differenze esistenziali si mescolano e convergono, creando un mosaico vivente di umanità condivisa. Ogni vita è un’opera d’arte in continua evoluzione, intessuta con luoghi, oggetti e memorie, un territorio speciale spesso invisibile agli occhi esterni, ma vivido nell’intimità dell’anima. Questo affascinante intreccio di esperienze personali, emozioni e identità prende vita nella nostra mappa affettiva, una cartografia interiore che si nutre dalla storia personale e collettiva. La danza dell’ invisibile  mette in luce questi aspetti attraverso la narrazione biografica di Lina, una donna che ha condiviso con me le esperienze della sua infanzia durante il viaggio di emigrazione dal sud Italia verso la Germania. La storia riflette sulla connessione tra luoghi e oggetti che emergono dalle sue memorie, sottolineando la profonda relazione tra le storie individuali e la storia collettiva.

LA CHIGI

Nata a Bassano del Grappa (VI, 1979), lavora attraverso installazioni e ready made con materiali non convenzionali e “objets trouvès” sul linguaggio e sulla Casa, spazio fisico e luogo dell’anima, e sulle relazioni, anche attraverso progetti di Arte partecipata. Le sue opere sono state esposte in mostre collettive, nazionali e internazionali, e personali in spazi pubblici e privati tra cui la mostra dei finalisti di In-Between a Roma (2024, vincitrice), We Art open (2024) a Venezia, Malamegi Lab Milan 23′ (2024) a Milano, Mediterranean contemporary art prize (2023) al Castello di Monteserico (PT), Ridefinire il gioiello a Casalmaggiore (2023, vincitrice del premio My Where e 2022, menzione speciale), le personali “Al con_tempo noi”, all’Open Art House, Ivrea (TO) in quanto vincitrice del premio “ArtRise 2023”, “Questa stanza non ha più pareti”, Lazzaretto di Cagliari (CA) (2021), a cura della Galleria Siotto, “Distanze” alla Galleria Contempo, Pergine Valsugana (TN) (2020). Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero e sono state pubblicate su riviste e cataloghi nazionali e internazionali. Vive e lavora a Trento.

LET US PLAY

Tessere per creare connessioni, linee metropolitane di superficie per inedite relazioni, nell’affanno del tempo del nostro andare. Incontri possibili nel gioco per stimolarci a crearli nella realtà. Let us play moltiplica, seguendo numeri o i piccoli omini, le possibilità di incontrarci. Nella resina ci scopriamo tutti fatti della stessa materia e degli stessi bisogni. Il nuovo gioco invita a riflettere sull’importanza della condivisione e delle interazioni nella comunità per una vita consapevole. Insieme, finalmente.

DAISY TRIOLO

Daisy Triolo nasce a Latina nel 1985. È Visual Artist e tatuatrice. Lavora e opera tra Sabaudia e Latina. Diplomata in “Pittura e Decorazioni Pittoriche” e Laureata in Storia dell’arte con un Master in Digital Heritage presso “La Sapienza” di Roma. Le sue opere sono state pubblicate negli anni su riviste, libri specializzati, cataloghi e piattaforme artistiche. Partecipe di mostre nazionali ed internazionali (tra cui Stati Uniti d’America; Russia; Irlanda; Portogallo; Spagna; Australia). Vincitrice del Primo Premio under 35 alla Biennale d’Arte di Latina (2016) e Finalista Nazionale del Concorso MarteLive (2019). Triolo si descrive come una storyteller in continua ricerca di narrazioni e di memoria, che rende concreti attraverso medium diversi, dal disegno alla pittura, dalla fiber art, video fino alle composizioni tridimensionali.

COABITARE

Co-Abitare rappresenta la versione più malinconica del nostro essere nel mondo e del nostro coesistere con gli altri. Abitiamo nel mondo come esseri umani ma probabilmente non sappiamo effettivamente come viverlo, adeguatamente con serenità e rispetto reciproco, soprattutto in un periodo dove molte persone sembrano alienate dalla realtà o si sentono in qualche modo abbandonate dalla società. Una grande fetta, questa, che rappresenta un po’ visivamente gli esserini rossi, dipinti su di un background idilliaco, che girano e vagano apparentemente senza una meta, o come direbbero i giapponesi, di un ikigai. Ognuno di noi ne ha uno, ma spesso non lo si conosce o non lo si comprende. Lo spirito che guida l’uomo in questo viaggio è di solito pieno di domande ma spesso con poche risposte. L’incontro con l’altro è in realtà la salvezza, la connessione un dono. La casa centrale vuole essere un simbolo di aggregazione, di compartecipazione e di calore umano, fondamentale per far sì che il nostro vivere sia valso a qualcosa.

SOLARBRUSH

Il progetto SOLARBRUSH nasce nel vicino 2022 in uno studio di post-produzione televisiva, un luogo dove la creatività e lo stress sono stimolanti. L’idea di Jacopo Duranti e Marco Sbardella è quella di raccontare con uno scatto, indubbiamente unico e mai più verificabile,
la vita e il percorso del sole giorno dopo giorno per circa 6 mesi.
Marco e Jacopo sono due ragazzi di Roma che condividono la passione per la fotografia in ogni sua forma o processo e lavorano entrambi per un programma tv.
Il progetto crescendo è diventato interattivo, al punto di arrivare in varie parti dell’Italia e anche oltre i confini nazionali, dove non siamo più noi a piazzare le fotocamere e a sviluppare la foto, ma ci limitiamo a spedire tutto l’occorrente per realizzare qualcosa di unico. Noi la definiamo fotografia avvincente, perché le “fotocamere” vengono lasciate incustodite per settimane o mesi alla mercé di tutto: degli agenti atmosferici, dei curiosi nonché della sorte.

SULLE TRACCE DEL SOLE

La solarigrafia è una tecnica fotografica che cattura il tragitto del sole nel corso di settimane o mesi. Ogni riga corrisponde a un giorno. Si ottiene infatti posizionando una fotocamera stenopeica a lunga esposizione in un punto fisso, per un ampio periodo di tempo. Nel nostro caso la fotocamera è ricavata e costruita con materiali di riciclo, come barattoli, tubi, scatole ecc., sui quali viene praticato un foro per far sì che la luce entri e si proietta sulla carta fotografica fotosensibile precedentemente inserita, come se fosse un rullino. Questo processo consente di creare immagini uniche che mostrano l’arco del sole che cambia nel corso delle stagioni.

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